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Marco Valerio Marziale, grande maestro dell'epigramma - di cui ha codificato le caratteristiche tematiche e letterarie nei quindici libri che ci sono pervenuti - è anche il più autentico cantore del carpe diem, ovvero della capacità di cogliere quanto di meglio l'esistenza quotidiana offre, sopportandone con temperato stoicismo gli aspetti più difficili o dolorosi. Nella sua poesia, Marziale vuole conservare «il sapore dell'umano» in modo che «la vita si riconosca e si legga». Immerso nella folla multiforme della Roma dei Flavi, raccoltasi per l'inaugurazione del Colosseo, fissa lucide istantanee che traduce in versi ricchi di quelle emozioni che solo le «verità» umane suscitano, e che possono ispirare sia la satira spietata sia la simpatia e la compassione. Né moralista né complice di quanto si offre al suo sguardo, a volte, per sopportarne il peso, trasfigura la vita attraverso le proprie capacità fantastiche, in quel crescendo e decrescendo che Enzo Mandruzzato, suo traduttore magistrale, ha definito il «barocco» di Marziale. A scuola lo si legge poco, eppure che fosse un vero poeta accostabile a Catullo fu Friedrich von Schlegel a dirlo sulle pagine della rivista «Athenaeum», all'alba del Romanticismo tedesco, quando si cominciò a comprendere gli antichi senza superstizioni classicistiche. In questa inedita traduzione di un'ampia scelta dei suoi epigrammi, Mandruzzato ne intuisce e asseconda il pensiero poetico e lo rende vivo e schietto in italiano quanto è nudus et venustus nel suo perfetto latino.